Installazioni di piccola taglia
Progetto destinato ad aree con una più limitata disponibilità di biomasse
L’Associazione Scienza per Amore ha già proposto alle rappresentanze di Governi africani progetti integrati che consentono di realizzare un ciclo produttivo completo per lo sfruttamento ottimale delle risorse disponibili attraverso le unità Hyst.
In particolare, il progetto pilota qui descritto è stato pensato per i Paesi del Corno D’Africa, ed è organizzato per assolvere a tre obiettivi:
- coprire le necessità alimentari della popolazione;
- garantire l’autosufficienza energetica e idrica dell’impianto;
- rifornire le comunità limitrofe, anche in zone prive delle infrastrutture necessarie alla distribuzione dell’energia.
Nell’immagine che segue viene mostrata una panoramica dall’alto del progetto pilota:
n.1 edificio che accoglie l’impianto Hyst;
n.2 depositi per le biomasse di scarto, come vengono raccolte;
n.3 impianto del biogas per produrre energia (sulla sinistra si trovano i due digestori e sulla destra vengono raccolti i liquami, il residuo della fermentazione e il digestato);
n.4 cisterne nella quale viene raccolta l’acqua che viene estratta dal sottosuolo tramite degli appositi pozzi;
n.5 area destinata all’allevamento.
Si tratta di un impianto di taglia medio piccola che prevede l’impiego di circa 20 addetti, configurato per processare circa 6.500 tonnellate di biomasse l’anno. La sua capacità produttiva è di circa 5.000 tonnellate di mangime all’anno, 3000 tonnellate di fertilizzanti, e quasi 2 milioni di kWh di elettricità.
Gli scarti da trattare con il sistema Hyst sono, in questo caso, paglia e gusci di arachidi.
Il bacino di raccolta per provvedere alle 6.500 ton/anno di scarti copre un’area di circa 10 km (quindi è piuttosto contenuta) e in questa specifica configurazione di impianto è necessaria un’integrazione di 800 ton/anno (mais e panelli di cotone).
Attraverso la lavorazione Hyst della stessa materia prima, si otterranno mangimi per l’allevamento e matrici per la produzione di biogas.
- il 40% dei mangimi verrà usato nell’allevamento interno del sito;
- il rimanente 60%, oltre 2.500 tonnellate, sarà disponibile per gli allevatori locali e consentirà di nutrire circa 850 capi di bestiame anche durante la stagione secca.
L’utilizzo degli scarti delle coltivazioni agricole permette di conciliare le esigenze dell’agricoltore con quelle dell’allevatore, che di solito sono invece costretti a contendersi i terreni.
Il sito è in grado di contenere 500 capi di bestiame, per 3/4 cicli di ingrasso e per un tonnellaggio in peso vivo di 400 ton/anno; le deiezioni animali saranno destinate all’impianto del biogas.
La disponibilità di mangimi lungo tutto l’arco dell’anno, inclusa la stagione arida, consente notevoli vantaggi per l’allevamento. Riduce, infatti, la necessità della transumanza, durante la quale gli animali sono spesso esposti al rischio di epidemie: principale causa di mortalità del bestiame.
L’impianto per il biogas produce energia elettrica:
- il 30% necessaria per alimentare l’impianto stesso;
- il restante 70% , circa 1,9 mil kWh, potrà soddisfare le esigenze di 2.000 famiglie (calcolando i consumi medi dell’area dove è stato situato l’impianto).