Installazioni di media taglia
La tecnologia Hyst è uno strumento molto efficace per utilizzare al meglio le differenti risorse agricole presenti nei vari Paesi del mondo, in una totale sinergia tra agricoltura, industria e allevamento.
Proprio dall’allevamento, prendono il via alcuni progetti pilota sviluppati da Scienza per Amore per il Senegal e per i Paesi del Corno d’Africa. Progetti mirati a favorire il rafforzamento del settore, nel rispetto di costumi e abitudini alimentari locali, caratteristiche del mercato interno ed eventuali esportazioni.
In particolare, il progetto qui descritto è basato sull’utilizzo di 20.000 tonnellate all’anno di paglie di cereali reperibili in un’area con un raggio di 20 km intorno al sito integrato.
La figura mostra un impianto Hyst (n. 1) configurato in modo da ottenere, dalle paglie di cereali, due frazioni con caratteristiche diverse: la prima contiene gli elementi nutritivi e sarà destinata all’allevamento (circa 12.000 t/anno); la seconda, inutilizzabile come mangime, verrà impiegata per la produzione di biogas (circa 8.000 t/anno).
Attorno all’impianto Hyst è presente una serie di strutture collaterali:
- allevamenti predisposti per ospitare 200 mucche da riproduzione, 800 vitelli da carne e 280 cammelli da latte (n. 5, 6, 7);
- impianti per la produzione del biogas (n. 3);
- cisterne per la raccolta dell’acqua (n. 4).
Attraverso il trattamento Hyst della paglia di cereali, si ottengono alimenti di ottima qualità con cui nutrire gli animali, ma non è tutto. Un sito di questo genere può produrre più mangime di quello necessario agli allevamenti annessi. Ciò che non verrà consumato sul posto potrà quindi essere distribuito sul mercato locale favorendo lo sviluppo del settore. Il vantaggio che ne deriverà non sarà solo di ordine economico-sociale, ma anche ambientale in quanto all’aumento della produttività si aggiungerà una minore pressione degli animali sulle risorse vegetali.
Le deiezioni animali potranno invece essere immesse nell’impianto di biogas insieme alle matrici Hyst, in modo da aumentare il materiale disponibile per il digestore. Il biogas prodotto verrà utilizzato per generare energia elettrica con cui alimentare tutto il complesso.
L’energia ricavata sarà sufficiente per:
- coprire le esigenze di autoconsumo del sito;
- approvvigionare le attività domestiche e produttive esistenti nelle zone limitrofe, o avviarne di nuove;
- estrarre acqua dal sottosuolo per rifornire l’impianto, la popolazione e per irrigare le coltivazioni.
Disporre di energia elettrica autoprodotta consentirà di pensare a piccole installazioni distribuite capillarmente sul territorio indipendentemente dalla presenza di reti elettriche, generalmente poco estese in Africa. La disponibilità di energia favorirà anche lo sviluppo di piccole attività artigianali o di trasformazione dei prodotti della terra.
Il digestato, cioè il residuo del processo nell’impianto del biogas, è un ottimo fertilizzante. Preziosissimo per ripristinare le sostanze organiche andate perse a causa dello sfruttamento intensivo dei terreni coltivati: un problema assai serio in alcune zone agricole africane (ad esempio il bacino delle arachidi del Senegal).
In tal modo si chiude un circolo virtuoso che avvia processi stabili verso l’autosufficienza alimentare ed energetica.